martedì 7 maggio 2013

Donne e gigolò: un tabù infranto
Quarta e ultima parte


Solo per voi la quarte e ultima parte della nostra inchiesta su donne e gigolò. Leggetela tutta che alla fine sarete premiati con tre video molto bollenti... ;-)



Cos’è cambiato nella visione della prostituzione?
Cancellata da secoli la prostituzione come rituale sacro, come strada per connettersi al sacro, essa é poi esistita come approdo alla salvezza dalla miseria. Oggi però non sono più la miseria, la disoccupazione o la predisposizione al vizio i pretesti principali che inducono al ricorso della prostituzione, ma l’esaltazione dell’hic et nunc, la risposta alla razionalizzazione industriale, il materialismo, il narcisismo, il consumismo, l’incapacità di accontentarsi, la sete del possesso e del potere economico.

Con la legge Merlin del 1958, e cioè con la chiusura delle case di piacere, da quando, cioè, la prostituzione è stata concepita come comportamento individuale lecito, lasciato al libero arbitrio della persona che la esercita, sostenendo dunque che qualsiasi atto sessuale compiuto tra persone adulte, consenzienti e consapevoli è da ritenersi legittimo, nonché con i moti del ‘68 e dunque con l’estenuate guerra che la donna ha combattuto nei secoli per la sua emancipazione, si credeva di approdare da un lato al ridimensionamento della dignità delle donne che esercitavano il mestiere della prostituta, dall’altro a una maggiore libertà sessuale, a meno tabù per le donne: invece, alla stregua dei fatti, si è approdati ad un mercato della prostituzione ancora più forte e variegato.
Ed oggi, proprio come in un comunissimo mercato, possiamo scegliere il nostro uomo guardandone l’aspetto, gli interessi, le misure: basta un clic e i motori di ricerca su internet ci forniscono migliaia di risultati sotto forma di siti web di gigolò. E, con un ulteriore clic, paghiamo con carta di credito per il nostro appuntamento con l’uomo dei sogni!



Entrare nel mondo degli chaperon
Entrare nel mondo della prostituzione maschile non è difficile, ma di certo richiede molto tempo e tante qualità.
Essendo l’oggetto di una compravendita del proprio corpo e delle proprie prestazioni sessuali e intellettive, il gigolò deve sapersi vendere presentando ciò che possiede nel migliore dei modi, avendo cura della propria immagine per poter battere la concorrenza.
La maggior parte dei gigolò hanno raccontato di essere venuti a conoscenza di questo mondo e di questo lavoro attraverso il lavoro che normalmente svolgevano; ci sono anche casi eccezionali come chi lo è divenuto mentre faceva il servizio militare o chi è stato adescato dalle amiche della mamma, o da amiche delle amiche. La maggior parte di loro, comunque, ha cominciato – e spesso continua ad esercitarlo - come modello, spogliarellista, ballerino, accompagnatore turistico, personal trainer. Un uomo dal fisico atletico e prestante, di bell’aspetto ed elegante, conoscitore di luoghi, culture e lingue, con tempo a disposizione, tanti hobby e limitato nell’uso del cibo. Un uomo che si cura in tutti i suoi aspetti, insomma, perché consapevole che le donne sono pretenziose, e se devono pagare - e parecchio - lo diventano ancor più.
Gli accompagnatori trascorrono molto del loro tempo libero facendo molta attività fisica (nuoto, sci, pesi, jogging, palestra, eccetera), anche saune, bagni termali, lifting, depilazioni, curando quindi il loro aspetto fisico-estetico; inoltre, devono coltivare anche i possibili interessi delle proprie clienti, per non essere totalmente a digiuno di argomenti, per cui leggono, si informano, ascoltano musica classica, vanno alle degustazioni di vini, assottigliano il loro palato, e studiano galateo e bon ton.
Ma donne mie, badate sempre bene a chi scegliete: i gigolò esperti e di successo sostengono che la loro carriera giovanile non sia stata ponderata in tutti i suoi aspetti, per cui considerano i giovani gigolò (dai 23 anni ai 26 anni) inesperti; certo, il gigolò giovane potrà essere più prestante a letto, ma il gigolò esperto è in grado di incidere anche sull’aspetto intellettivo, tutt’altro che secondario, per una donna, chiunque essa sia.
Una volta appurato di avere gli attributi adatti, l’apprendista gigolò si fa un po’ strada da solo, magari tramite il passaparola delle proprie clienti (diciamo anche la maggior parte); un po’ si aiuta entrando a far parte di un’Agenzia che li promuove ai clienti attraverso una propria scheda su vari siti internet. Scheda in cui vengono forniti i dati necessari quali l’età, il peso, gli interessi, le misure del proprio pene, le tariffe, la disponibilità di tempo e la disponibilità secondo le varie tipologie di prestazioni. Nel tempo, molti chaperon hanno scelto di mettersi per conto proprio, come professionisti autonomi, pubblicando annunci su giornali, aprendo un proprio sito internet con foto e descrizioni delle proprie caratteristiche.
Tutto ciò ha comportato, per alcuni, lo stringere la cerchia delle proprie clienti; molti di loro, infatti, hanno dichiarato di avere sempre le stesse clienti da anni, e di non aver alcuna intenzione di averne di nuove.


Qual è il motivo che spinge un uomo a diventare gigolò?Il primo approccio alla vita da gigolò lo si ha, come tutti i gli chaperon hanno dichiarato, per divertimento e per curiosità.
Certo la curiosità del genere umano è davvero illimitata, ma ci sono aspetti ulteriori che molti tralasciano. Alcuni hanno cominciato per bisogno, per pagarsi gli studi, per arrotondare il proprio stipendio, per gettare basi economiche più solide per il proprio futuro, ma altri lo fanno perché attratti, da subito, da una vita lussuosa e agiata, dalla notorietà: il gigolò è sempre ben vestito, profumato, con una bella macchina in garage, un appartamento proprio, sempre nella frequentazione di ambienti ed eventi mondani nei quali si è serviti e riveriti, si beve champagne da mille euro, immersi nella magia dei migliori ristoranti. Insomma, una vita da re dove il condimento necessario è il sesso. Quale fortuna più grande per un uomo?
La vita da gigolò, infatti, soddisfa i desideri e i sogni dei maschi, che sono anche quelli di tutti gli esseri umani occidentali del nuovo millennio e, soprattutto, solletica l’orgoglio maschile, perché lo chaperon è capace di appagare una donna più di tutti gli altri uomini, è capace di conquistarla, di farla sentire unica, più di tutti gli altri.
La gran parte degli escort idealizzano e nobilitano questa attività in quanto considerano questo lavoro gratificante, sia perché sono ben pagati e spesso ricompensati con regali esorbitanti, sia perché il loro ego viene esaltato, eccitato dal fatto che ci sono persone che pagherebbero cifre da capogiro per averli.


I gigolò e le loro simili
Mentre la prostituzione femminile è suddivisa in diversi livelli, si va, infatti, dalla prostituta di strada alla callgirls, dalla escort alla cortigiana, la prostituzione maschile sembra essere limitata alla sola classe medio-alta e/o altissima, per cui esistono pochi uomini che si prostituiscono lungo i marciapiedi (si intenda: coloro che si prostituiscono quasi esclusivamente con donne).
Gli uomini, generalmente, scelgono la strada della prostituzione elegante, raffinata e professionale, coinvolgendo soprattutto intellettualmente i propri clienti.
Ma le differenze sostanziali fra prostituzione maschile e prostituzione femminile sussistono su altri piani: a livello umano, perché le donne non picchiano, non maltrattano e non violentano i propri chaperon; a livello potremmo dire “storico interiore”, perché la donna si sente quasi sempre sottomessa, l’uomo invece anche se si prostituisce riesce comunque a percepire il suo desiderio innato di essere superiore nei confronti della donna.


Ricapitoliamo
Nonostante le donne usufruiscano del servizio “uomo a pagamento” sembra che comunque non riescano a liberarsi da quella condizione mentale che le rende un po’ restie al sesso facile e da carta di credito; le donne si sentono ancora sfruttate (anche se son loro a pagare), possedute, toccate nell’orgoglio, con l’autostima sotto i piedi, si sentono ancora donne, insomma…
Sarà forse perché viviamo ancora sotto la sindrome della fecondazione?
Sarà perché, anche se un bell’uomo lo squadriamo da cima a fondo, soffermandoci su viso, mani, pettorali, glutei (e mi fermo qui), siamo sempre proiettate alla scoperta interiore, siamo sempre e comunque mentali e non genitali?
Il perché è elementare: perché le donne amano, e perché alle donne piace essere amate.
Sia chiaro che non è mia intenzione fare differenze fra esseri umani maschili ed esseri umani femminili: l’idea che l’uomo e la donna siano portatori di distinte e opposte dimensioni psicologiche è una convenzione diffusa, tanto da creare stereotipi che tutti conosciamo.
Ed è qui l’elemento novità del gigolò del nuovo millennio, ed anche delle escort di cui si sente tanto parlare. La novità è che si è trovato un altro modo di vendersi, di vendere il proprio corpo, cioè non pensare più solo al corpo, più solo alla sessualità (e quindi non vendere più solo le proprie prestazioni in tale campo), ma creare lo status del finto fidanzamento (il cosiddetto boy friend o girlfriend experience), un rapporto sulla falsariga dell’amore, che se pur fittizio e retribuito risulta essere sempre meglio del gelido vecchio rapporto parziale.
Dunque, se da una parte è la donna ad avvicinarsi al mondo maschile tramite la carriera lavorativa, l’autorità, la determinazione, dall’altra è anche l’uomo “prostituto” che si avvicina alla donna divenendo più dolce, più intellettuale, più disponibile all’ascolto.
E allora se le donne e  i gigolò hanno fatto entrambi un passo avanti è di sicuro per venirsi incontro. Che ben venga, dunque!
La verità è che i nostri gigolò ci lasciano un’esperienza, dinamica, romantica, appassionante, focosa, un’esperienza indimenticabile che prima o poi vorremmo rivivere, un’esperienza che condividiamo con le nostre amiche più care affinché anche loro la possano vivere. Perché in una società dove tutto scorre veloce come un mare in tempesta, dove i ritmi sono sempre più incalzanti sembra non esserci più tempo per parlare, ascoltare, amare, accarezzare, per tutte quegli elementari fabbisogni umani; non c’è più tempo per l’emozione adrenalinica dell’amore, ma c’è sempre, comunque e ancora di più la voglia di emozione.
Anche nel breve lasso di una fiction: è pur sempre meglio che nulla. O no?






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